MASTELLA MINISTRO: REAZIONI, COMMENTI (TRAVAGLIO), E FESTEGGIAMENTI

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INES TABUSSO
00giovedì 18 maggio 2006 18:03

CORRIERE DELLA SERA
18 maggio 2006

La festa
Fuochi d’artificio a Ceppaloni
Fuochi d’artificio per il sindaco Guardasigilli: ieri è stata festa grande, nella Ceppaloni di Mastella. Tutti a seguire la diretta tv e poi a celebrare l’evento davanti al municipio. Nella parrocchia di Mastella 60 fedeli hanno recitato il rosario.

GLI ALLEATI
Piace a Dalla Chiesa e Carra: vero mediatore

Ma Travaglio: no, guida un partito di inquisiti

Il «nemico» Capezzone: auguri, spero non galleggi


ROMA - Perché «è un meridionale» e, si sa, gran parte dei magistrati viene dal Sud. Perché è un «vecchio dc» e quindi un mediatore sopraffino. Perché non è né avvocato né magistrato e potrà disegnare una giustizia «finalmente dalla parte del cittadino». Nell’Unione l’arrivo di Clemente Mastella alla Giustizia mette (quasi) tutti d’accordo. Anche la sinistra barricadiera lo vede bene. Persino gli altri barricadieri della Rosa nel Pugno («Se arrivano loro me ne vado» minacciava lui, ma poi è rimasto) sono fiduciosi. Le uniche critiche, previste, vengono dai Girotondi che a Mastella rimproverano una certa disinvoltura politica. «Disinvoltura? - si chiede Nando Dalla Chiesa per la Margherita -. Anche Martelli era accusato di avere frequentazioni poco limpide e poi è stato il miglior ministro della Giustizia che abbiamo avuto. Andrà allo stesso modo: Mastella è mediatore, capace di dialogo: proprio quello che ci voleva dopo gli scontri degli anni berlusconiani». Chi ricorda le origini meridionali di Mastella è Enzo Carra , sempre dl: «Lo aiuteranno a dialogare con le toghe, come lo aiuterà il fatto di essere un dc. E poi è un garantista, l’importante è questo». Certo, toni prevedibili dai compagni di banco della Margherita. Ma anche spostandosi più a sinistra la musica non cambia: «Mastella - dice il ds Carlo Leoni - è un politico a tutto tondo: non è espressione di una parte in gioco e avrà la forza di pensare ad una giustizia non per gli avvocati non per i magistrati ma per i cittadini». Ancora più a sinistra? Paolo Cento , dei Verdi, usa quasi le stesse parole: «Solo un politico puro come lui può avere le spalle larghe per resistere alle pressioni delle varie corporazioni». «Sul grande tema dell’amnistia siamo sempre stati d’accordo. Spero sia coraggioso, che non galleggi e gli faccio auguri di cuore» dice Daniele Capezzone che pure con lui ha battibeccato spesso e volentieri.
Per trovare qualche riserva bisogna arrivare a Francesco Pancho Pardi , uno dei leader dei Girotondi: «Alla giustizia mi aspettavo Zagrebelsky, un costituzionalista di chiara fama al di fuori dell’oligarchia politica. Mastella, invece, di questa oligarchia è la quintessenza». «Stanno cercando di far rimpiangere Castelli e temo ci riusciranno» dice il giornalista Marco Travaglio . «L’Udeur ha raccattato condannati e inquisiti in tutta Italia e ora è premiato con la Giustizia. Non mi sembra un bel segnale di legalità per il Paese».
L. Sal.


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Mastella, prima scelta da Guardasigilli: sì all’amnistia
Il leader udeur: la farò senza svuotare le celle. Dall’emozione ho perso un chilo. I Girotondi? Dialogherò

ROMA - Il Guardasigilli tira su con il naso. Ha gli occhi rossi, s’è commosso, ha pianto. «Sono finito dove non mi aspettavo...». Al ministero di Grazia e Giustizia. «Avevo chiesto la Difesa, e non osavo certo sperare che Prodi volesse premiarmi politicamente addirittura così...». Clemente Mastella è un ex democristiano fino in fondo. Ha slanci di sincerità inattesi. E non richiesti. «Sono talmente emozionato che ho pure perso un chilo...». Passeggiata nei vicoli e dentro le piazze del centro storico. Mattina quasi d’estate, gente che saluta dagli autobus, ragazze americane scalze che non capiscono gli applausi per questo signore allegro e grasso, dal passo sorprendentemente leggero, al quale uomini calvi e muscolosi - quelli della scorta - passano, a turno, un telefonino diverso che squilla. Lui ringrazia, saluta, spegne. «La verità è che c’erano forse altri più qualificati di me, per ricoprire l’incarico di Guardasigilli... e non me lo nascondo: mi aspetta un lavoro duro, complicato...».
La riforma del sistema giudiziario varata dal precedente governo, intanto. «Dovremo valutarla e, probabilmente, modificarla in qualche punto... Ma in questo, naturalmente, non sarò da solo a decidere. Anzi, io non voglio mai restare solo». In che senso? «Questo governo, se vuole durare, deve lavorare insieme. Collaborare. I ministri devono aiutare Prodi e lui, Prodi, deve aiutare i ministri».
L’elenco l’ha ascoltato alla tivù, nella sede dell’Udeur, il Tg3 era in diretta. Quando hanno pronunciato il suo nome, ci sono stati grida di evviva, brindisi con lo spumante, una telefonata a Sandra, la moglie. «Amore, sono ministro...». Nonostante, e questo bisogna ammetterlo, alcune forti perplessità da parte di non pochi esponenti del centrosinistra. «Per il genere di incarico che mi è stato affidato? Va bene, lo riconosco: forse altri colleghi potevano sfoggiare requisiti maggiori, più autorevoli dei miei. Ma io, a questo punto, non mi tiro certo indietro...».
Vediamo. Amnistia, sì o no? «Sì. Decisamente. Sono stato sempre favorevole... Certo non penso a un provvedimento che preveda l’apertura incondizionata delle celle. È un provvedimento che andrà studiato, messo a punto, ma certamente varato. D’altra parte, porto nel cuore ancora le parole che Giovanni Paolo II, a tal proposito, pronunciò alla Camera...».
Adriano Sofri. Grazia, sì o grazia no? «Sofri... Sofri... il problema c’è, esiste, e certamente andrà affrontato». Sul come, Mastella allunga il passo, saluta i vigili urbani e quasi accarezza un barbone. Tuttavia, a valutare certi ragionamenti che ha fatto in privato con i suoi collaboratori più stretti, la sensazione è che il nuovo Guardasigilli sia intenzionato a comportarsi ben diversamente dal suo predecessore, Roberto Castelli. Mastella non sembra voler creare intoppi, o eccezioni, o polemiche. Si limiterà ad adeguarsi, nella sostanza, alle indicazioni del capo dello Stato.
D’altra parte Mastella sa bene di essere tenuto sotto stretta osservazione da buona parte della sinistra italiana. Che certo non dimentica quanto lui, in svariate occasioni, diciamo da Tangentopoli in poi, sia stato duro ai limiti dell’astio con i magistrati italiani. «Sì, lo so... certa sinistra non mi ha mai digerito...». E i girotondini, se possibile, l’hanno addirittura detestato: ricorda, ministro, quando lei definiva «tumulti di piazza», i girotondi organizzati per protestare contro il varo della legge Cirami? «Ricordo. Ma oggi, ecco, si apre per tutti una nuova stagione. Dobbiamo avvicinarci, dialogare...».
Entra al Senato, va a salutare i senatori a vita Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro. Poi un altro brindisi al ristorante San Teodoro, panorama sui Fori e su bottiglie di bianco ghiacciato. «Cin cin...».
Un’ora dopo è al Quirinale. Abito scuro, cravatta scura. Contento? «Di più». Emozionato? «Di più». I cronisti e i fotografi lo chiamano per nome: «A Clemé! Viè un po’ qua...». E lui: «Oh, buoni! Che io vi guardo e vi... sigillo».

Fabrizio Roncone

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