Sulle orme del passato...

Francuccia
00sabato 30 agosto 2008 23:50
LEGENDA: Amelia (la strega che ammalia) è Francuccia, mentre Gennarino (il corvo fido amico di Amelia) è Perl. Poi ci sono altri personaggi che sono tutti nostri amici del vecchio gruppo. L'artistucola è Marika, la capa è Pierangela, quello che fuma come un turco è Tab ovvero Gianni. Eppoi altri ancora.Spero che sarà chiara lo stesso la storia.




Anno 2095. Il giovane archeologo Pennsylvania Jones (per gli amici Penny) si reca in Italia per una visita culturale. Una tappa alla Reggia di Caserta decreterà la sua fortuna. Appoggiatosi infatti ad una parete, in estatica contemplazione delle meravigliose sale, aziona inavvertitamente un congegno che apre una minuscola nicchia. All'interno una pergamena ingiallita e impolverata recante la seguente iscrizione: " Nelle viscere dell'amor allo specchio aleggiano i segreti del privativo ruspante con contorno" ????????????????????
Tornato in patria Penny spenderà 3 mesi per la decifrazione dell'arcano.
"nelle viscere" = nel sottosuolo
"dell'amor allo specchio" = di Roma
"aleggiano segreti" = troverai le tracce
"del privativo" = A
"ruspante" = pollo
"con contorno" = e dei suoi amici
Riempita in tutta fretta la valigia Penny parte alla conquista del catacomberio........................
Arrivato a Roma per teletrasporto, Penny si accorge che hanno racapitato per errore i bagagli all'indirizzo sbagliato, da un certo Giovanni Paolo VII...
"Sarà un giapponese, con un cognome così corto..."
Ma il giovane Penny non poteva immaginare che il suo bagaglio era stato di proposito dirottato da quello che lui riteneva un giapponese. Arrivato al cospetto di questo Giovanni Paolo VII (chissà perché stranamente vestito di bianco!) il giapponese (e lo era davvero, con tanto di occhi a mandorla) gli disse: "ho saputo che sei alla ricerca di preziose vestigia nel catacomberio. Nessuno mai ha voluto esplorarle giacché di notte e di giorno si sentono voci provenire dal profondo. A te affido l'incarico, torna vincitore"..............
Penny lo guardò un istante, un lunghissimo istante, durante il quale si sentiva incredibilmente bene. Si chinò e gli baciò l'anello.
Non sapeva perchè lo aveva fatto, ma sentiva di doverlo fare.
Si mise una mano sulla tasca e trasse fuori il telecomando del teletrasporto. Premette il bottone, ma qualcosa non funzionò.
Si trovò come catapultato in un'altra dimensione, per poi tornare al presente.
"strano- pensò- è la prima volta che mi fa questo scherzo. Cosa significa?".
Penny credeva molto nei segni del destino. Secondo lui nulla era affidato al caso. Alzò lo sguardo e solo ora si accorse che era ancora a Roma nel suo tempo sì, ma di fronte a una costruzione mostruosa.
"Ho capito, da qui parte il mio viaggio" disse.
Era di fronte al Colosserio.
Tutto gli faceva ritenere che un certo Apollerio avesse attraversato le antiche mura della città: il Colosserio, il Pantheonerio, il Forumerio........E allora si mise in cerca di queste famose catacomberio, ancora da violare per via di quelle voci che il giapponese gli aveva riferito. Cammina, cammina, cammina........arrivò alfine ad individuare la zona profetica. Sulla via Salerio individuò un mausolerio apparentemente nudo e vuoto, ma il suo fiuto gli diceva che era lì che doveva scavare. Prese le pale e nel giro di una settimana, arrivò all'imboccatura di un cunicolo segreto, da dove le voci provenivano più forti e ben distinte: "pucciooooo", "capaaaaaaaa", "Matteucciiiiiiii" "asibiriiiiiiii"...............Freneticamente abbattè l'ultimo diaframma e ciò che vide lo lasciò di stucco!!!!!!! La sua mente intanto andava a ciò che gli disse il giapponese: "c'è un unico, grande tesoro che farà la tua fortuna...."
Penny per poco non ebbe un infarto!!!!! Si trovò davanti ad un gruppo di persone vive e vegete e per di più.........giovani! Alla sua vista il gruppo esultò. Si fece avanti una donna che gli disse: "Finalmente! era ora! Ci eravamo stufati di star chiusi qui dentro a giocare solo a carte o MM o ad andare a cavallo per i lunghi cunicoli. E' dal 2003 che siamo qui. Cosaaaaaaaaa?????? 92 anni? Penny non capiva più nulla, la testa era frastornata da ciò che vedeva e ciò che sentiva. Ebbe un mancamento e lo fecero sedere su un sedile di tufo. La donna gli sorrise e li disse: "Prima riprenditi e poi ti racconterò il perché di tutto questo".............
Penny si riprese quasi subito da quel colpo, famelico di apprendere come mai tutte quelle persone dopo 90 anni erano chiuse lì e per di più.....giovani e in perfetta salute. La donna si sedette davanti a lui e cominciò............
"Mi presento: io sono Amelia, nome d'arte perché sono diplomata al CEPU in stregoneria, e nel 2003 eravamo tutti noi un gruppo di amici. Alcuni si conoscevano personalmente, altri no, ma l'importante era stare insieme a divertirsi. Uno in particolare (quello che vedi laggù a sinistra) continuava ad affermare di essere il dio Apollo. Ci abbiamo riso tutti quanti per un bel po' fino a quando un giorno lui, seccatissimo per le prese in giro, mi disse: "Amelia, facciamo una scommessa! (n'antra?....). Io scommetto di riuscire a trasferire in tutti voi la mia immortalità, a patto che le con le tue arti magiche, tu faccia sì che la cosa resti segreta al mondo, cioè non lo sappia nessuno". Accetto, dissi, tutta tronfia......."
Mentre Amelia raccontava la loro storia, di dietro un pilastro spuntò un giovine ragazzo, il cui corpo era rivestito di una stoffa verde, gradevolissima agli occhi. Aveva una corona d'alloro in testa e avvicinandosi declamava:
"Non è il sole che fa sentire il calore,
ma gli occhi della gente.
Non è nei visi che scorgi
i sorrisi d'affetto,
ma nei cuori degli amici.
Non è in cielo che trovi la lasagna,
ma nel forno in quel di Roma...".
E mentre declamava queste arcane e misteriose parole, un ragazzo dai capelli trasparenti si prestava a calciarlo nelle olive... Era il mitico Puccio, che tornava vincitor da un di MM torneo...
qualcuno diceva, con molto azzardo, che quel gruppo di persone aveva un qualcosa di strano, di magico, di incredibile che li faceva sentire tutti in sintonia. C'era chi azzardava la parola follia, chi invece sosteneva trattarsi di feeling misterioso dovuto a cellule grige simbiotiche! Mah.......Certo è che mentre il giovinetto annusava nell'aria le sue lasagne, una giovin donzella correva in groppa ad un quadrupede per boschi erbosi. In lontananza un'altra soave fanciulla disegnava scene d'amore sofferto in quel della cattedrale di Notre Dame. Ed un altro etereo giovincello calciava un pallone improvvisando un linguaggio vagamente spagnoleggiante. Il tutto aveva uno sfondo bucolico in bilico tra il sogno e la realtà. In questa inquadratura mistica e allo stesso tempo tangibile, il (fino ad allora) "sedicente" dio Apollo sperava in cuor suo che la diplomata CEPU riuscisse a dimostrare le di lui effettive proprietà! Il sogno stava per avverarsi.........
Bene! - mi dissi - dimostriamo a questo presuntuoso che io sarò in grado, modestamente, di mantenere la mia promessa, ma lui no, dal momento che non possiede sicuramente l'immortalità". Presi da uno scaffale polveroso il mio VII tomo di stregoneria e trovai immediatamente la formula che mi veniva richiesta. Così recitava: "l'alma immortale trasferirai se al dio tu strapperai parte ALTA, da impastare con la malta". Ottimo!!!! Era più che sufficiente, solo una ciocca di capelli!
"Gennarinoooooooooooooooooo, Gennarinooooooooooooo, vai a dire alla mia fida Pollon di strappare ad Apollo una ciocca di capelli.................."
La strega riuscì nelsuo intento, ma un piccolo particolare non è stato raccontato:
in realtà Pollon aveva strappato la ciocca di capelli dal vero apollo. e qualche capelluzzo da Erio...però non ditegli niente, mi raccomando!
Una volta raccontata la storia, il povero Penny quasi moriva...non capiva più niente.
Questa banda di sconfusionati che urlava -Capaaaaaa..Perluccioooooooo...Matteucciiiiiiiiiiiiiiiii!!!!- a tutte le ore terrorizzando gli abitandi "del piano di sopra" aveva una cosa soprattutto in comune:
l'unico neurone esistente, che pure quello dava segni di cedimento!
La streguccia richiamò tutti all'ordine: la ragazza sul quadrupede investì il vincitore del torneo che urtò la ragazza che stava disegnando e le fece sbagliare il tratto, lei per la rabbia buttò in ariala tempera fresca che andò addosso al tipo con il vestitino verde, il quale, incavolato nero, fece un movimento stranissimo e sbattè contro il calciatore che sbombò in una direzione sbagliata colpendo il poeta che scriveva versi d'amore, il quale lanciò il calamaio che colpì in pieno volto uno che cantava canzoni di de andrè che prese il suo canzoniere e lo lanciò in mezzo alla caverna, centrando la strega che nel frattempo era andata a sfornare la sua lasagna che...piombò addosso all'amazzone.
Penny pensò "adesso si scannano".
Tutti, infatti, si guardarono in cagnesco, chi piangendo il proprio lavoro ormai distrutto, chi un tiro fallito, chi un braccio ucciso.
si guardarono di sottecchi, gnori di rabbia e...
...
...
...
...
...scoppiarono tutti in una fragorosa risata!!!!!!!!!!!!!
penny si guardò attorno senza capir nulla...
che stava succedendo? Prima tutti tranquilli, poi in lotta, poi ridevano.... era sicuro di non essere in un manicomio?
A giudicare dalle persone, sì!
Eppure vi era un non so che di buono e di affidabile in quella banda di matti. Anche se ogni tanto volgea il suo sguardo verso l'ingresso, con la quasi certezza di vedere entrare qualcuno col camice bianco e delle pastiglie in mano...
pollon rideva, intuendo i pensieri dell'archeologo.
Intanto la ragazza sul destriero, detta la Capa, era scesa a terra e si apprestava a sedersi alla tavola imbandita.
"Cavolo, sono già le sette!!!- urlò il Puccio dai trasparenti capelli- E tra un'ora saranno le otto... E Ildy ancora dorme...".
Già. Ildy. La simpatica mascotte del gruppo, un bradipino che passa metà del tempo a dormire e l'altra metà immerso nel sonno...
Intanto la Capa divorava e divorava... e ogni tanto sorseggiava del buon vino. E per quest'ultimo punto, trovava pieno appoggio nel sommo poeta... non Dante, eh!
Il povero Penny era sempre più in confusione... e allora Pollon riprese il discorso:"Ok, dai. Ora ti dirò la verità, perciò mettiti bello comodo che ti racconto la storia, che fino alla parte del Dio Apollo era tutta vera. Ora riprendo".
Penny si sedette sulla sedia e si concentrò su Pollon.
Ed ella ricominciò a raccontare.

Il ragazzo dai capelli trasparenti ed epa prominente diede un calcio alle chiapps di Pollon e si avvicinò a Penny.
“Gennarino sono me”, disse, abbassando gli occhi a terra, “mo’ ti dico com’è andata”.
Penny, che cominciava a dare segni di insofferenza per il fatto che erano dieci ore che scavava senza sosta, si sedette affranto. “Qua non mi lasciano più uscire”, borbottò, roteando le palle degli occhi.
Gennarino riacquistò subito la sua attenzione con un ben assestato colpo alle olive.
Stringendo i denti per il dolore Penny stette buono buono ad ascoltare l’incredibile storia.
“Dopo che la mia amata Amelia mi disse di andare da Pollon e di ordinarle di prendere una parte ALTA del dio Apollo, cioè una ciocca della folta criniera, mi pensai una bella pensata.
Devi sapere che me ero nu poco geloso di Pollon, volevo essere l’unico favorito di Amelia, e così ci dissi, a Pollon, di prendere una parte BASSA di Apollo… e quella ci strappò le olive senza anestesia, ah ah ah, mi viene da ridere ogni volta che ci penso.
Amelia non si accorse subito dell’errore e provò la formula con le olive invece che con i capelli, e naturalmente non funzionò niente. Compreso l’errore ci diede una mazzuolata a Pollon e mandò me, a prendere i capelli di Apollo, e me ci vado, ben contento di aver eliminato la mia rivale.
Ottenuta la ciocca, Amelia (diplomata Cepu, anche tu puoi essere uno di noi) prepara la formula ma qualcosa non funziona: la frase “non lo dovrà mai sapere nessuno” diventa “nessuno li dovrà mai vedere”, e gli amici vengono così catapultati nel catacomberio, immortali ma sotto chiave.
La maledissione doveva durare 92 anni e tre giorni, esattamente l’età del dio Apollo… e infatti dopo tutto ‘sto tempo finalmente sei arrivato te a liberarci, per cui ti dico grassie, ben fatto. Uh uh, e scusa per il calcione alle olive.”
"Ma inzommaaaaaa!!!!!!! E' mai possibile che una strega che si rispetti debba vedere buttati anni e anni di studio solo per le gelosie di due aiutanti???? Gennarino! Hai visto che per poco mi facevi andare a monte la scommessa? Avevo detto ALTA, ALTA, ALTAAAAAAA, brutto corvaccio vestito da sparviero! Vabbè, meno male mi accorsi dell'errore e ho potuto rimediare. Ora tutto è pronto: ciocca del dio Apollerio, sangue di pipistrello, squame di dinosauro liofilizzato. Tenebre della notte, spiriti delle anime vaganti, poteri occulti della mente e dell'immortale, venite a me (qui dentro nel pentolone, grasssie) e combinatevi per donare a noi l'immortalità!!!!!!!! Booooommm!!!!!!!!!! Puffff...........Aahhhhhh che delizioso odorino di zolfo........
Già ma mò che me ne faccio delle olive del dio? Son pur sempre reliquie....Vabbè le metterò sotto formalina. Hai visto mai che possano servire in futuro? La smetti tu di andare avanti e indietro con quel destriero????? Mi stai scombinando la formula!! Gennarinooooooooo, per favore smettila di svolazzare sui disegni della pulzella, non la sopporto più con quegli isterismiiiii!!!!!!!! Pibeeeeee!!!!! BASTAAAAAAAA con quel palloneeeeeee, mi sconvolgi la pentola. O maròòòòòòòò, non ce la faccio più, ma chi me l'ha mandati questi?"

Penny, sempre più attonito e sconsolato, credeva ormai di aver visto proprio tutto nella sua vita............
Poi alzò lo sguardo e con tono supplichevole chiese un pò d'acqua.
"Certo, prendine una bottiglia dalla macchina automatica" disse la giovine artista, che già stava disegnando su carta i lineamenti del viso di Penny. Questi si guardò in giro e disse:"Ma non vedo nessuna macchinetta automatica!".
"E' lì" indicò Uccio Ivuccio. "E questo da dove esce?" disse il nostro archeologo, sempre più confuso, sempre più portato alla follia.
"E' Uccio Ivuccio, ogni tanto scompare per poi ricomparire d'improvviso" gli disse Gennarino, dandogli un calcio nelle olive. "Ah- disse Amelia- E Baccone non lo hai visto? Aspetta che te lo chiamo... Baccooooooooooneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee..."...
"Aspè n'attimo- rispose una voce, appartenente al nostro- me sto a rilegge er racconto che se 'o leggo tutto d'un fiato, nun me ce capisco nulla..."...
"Vabbè, torna nelle retrovie, và" disse Amelia. E Penny, sempre più sconsolato, chiese ancora dell'acqua.
"Vieni che ti spiego io" Disse la Capa, alzandosi finalmente dal tavolo. Lo portò accanto a un grande e brutto animale scolpito in pietra con una parte in cuoio. "Vedi- riprese- questa è la nostra macchinetta automatica, inventata da me dopo un'idea di Gennarino. Vedi queste olive in cuoio? Ognuna appartiene a una determinata cosa: acqua, vino, cibo... tu dai un calcio nelle olive dove c'è scritto quello che ti serve e quella esce dalla bocca. L'abbiamo soprannominata l'ANIMALE SACRILEGO... e a volte lo scalciamo solo per soddisfazione...".
Penny, che non ci aveva capito nulla, dette un calcio alle olive dell'acqua e si sedette a bere.
Penny continuava a non capirci nulla, ma si rendeva conto che più passava il tempo più quella storia lo affascinava. Chi ci avrebbe mai creduto nel mondo? Doveva fare lo scoop della sua vita e così cominciò ad indagare più a fondo. "Bene Amelia, allora raccontami questi 90 anni della vostra vita qua dentro".
"Mah....che vuoi, all'inizio se la presero tutti con me perché avevo sbagliato la formula della segretezza, ma alla fine il danno era fatto e facemmo tutti buon viso a cattivo gioco".
Le nostre giornate trascorrevano intensamente: Gennarino ha passato 85 di questi 90 anni appollaiato sulla mia spalla a ronfare......., quella che senti chiamare capa per 90 anni l'abbiamo sentita dire "screanzati, vi banno tutti, tutti, tutti". Ma per fortuna si relaxa col quadrupede e così rompe poco. L'unico irrequieto è quello lì, Uccio Ivuccio. Non mi ha mai perdonato che proprio quando era diventato piacione per via che non portava più gli occhiali, non poteva più rimorchiare.....Lo sentiamo ululare giorno e notte come un lupo famelico........."
E, ad un tratto, mentre Penny ascoltava estasiato quanta più storia avrebbe potuto raccontare, fu attratto da una figura in lontananza che avanzava lentamente e con incedere maestoso. Non ne vedeva bene il volto, ma avvertiva un che di regale nel suo passo lento e felpato. Quando fu ad un passo da lui rimase folgorato da cotanta bellezza. Imponente, dai lineamenti dolci e principeschi, chiome morbide come la seta, plasticità delle forme, sguardo sicuro e penetrante. Ma.......ma.....ma.....perché siffatto dono della natura camminava con movenze così strane? Lo chiese ad Amelia.
"Ahhhhhh no, non ti preoccupare, è il dio Apollerio! Sai, da quando Pollon ha sbagliato taglio............."
Mentre Penny si stava quasi interessando a quel racconto e quasi abituando a quelle persone, sentì una musica molto sensuale....."Scusa Amelia, ma come fate ad avere la musica?" "Ehhh, caro il mio Penny, devi sapere che quando successe l'incantes......ehm.......il fattaccio, con noi c'erano anche 2 maniaci di dischi, certo Coccy e certo Mmbuto. Incredibbbbbile!!!!!!!!!! Siamo rimasti sepolti qui a lungo insieme a tutto quello che loro si erano portati e così, per fortuna, almeno abbiamo potuto trascorrere il tempo".
All'improvviso, sulle note di quel Bolero passionale si stagliò la figura leggiadra di un fanciullo. Un corpo statutario avviluppato in una calzamaglia aderente; sembrava una farfalla armonica mentre volteggiava. "E quello mò chi è? - chiese Penny." "Ssssshhhhhhh, non farti sentire, quello si crede Enzo Paolo........................"
...in un angolino stava un giovine allampanato, in un una strana posizione: invece che eretto se ne stava un po' pendente sulla sinistra. Il giovine canticchiava la vecchia canzoncina "gatto, gatto man" nel mentre corrugava la fronte in strane congetture solo a lui note...
.....Penny cominciava davvero a divertirsi nel fare la conoscenza di tutti quei personaggi stravaganti. "Accidenti - si diceva - certo che fuori di qui questi dovevano essere matti davvero!".
Ma in un istante la sua attenzione fu attratta da una densa nuvola di fumo. Non si vedeva nulla, ma da quella nuvola uscivano alcune note...........: "ieri sera a Piazza Fiumeeeeeeeee (paraponziponzipò) è arrivata la buon costumeeeeeeeeeeeee(paraponziponzipò).............."
La nuvola si aprì e ne uscì un tipo un po' massiccio. Aveva 4 sigarette in bocca e rivolgendosi a Penny gli gridò: "Ahò, nun è che per caso hai visto er mio amico Mustafà? Je devo fà tirà er collo a 'sta stregaccia che m'ha tenuto chiuso pe' na vita senza sigarette. Sò idrofoboooooooooooooo. Mò che t'ho visto a te che ce vieni a libberà, me sò sparato le uniche 4 che avevo."
"eh, ma mica ci può liberare!" disse Amelia, impaurita, coprendosi quasi la faccia per timore che le lanciassero qualcosa appresso.
"COOOOOOOOOOOSAAAAAAA?????????" Esplosero tutti.
"Eh, beh, sì...dovete sapere che in realtà la ricetta non è finita...non l'ho mai finita...ehm...uhm..."
"COOOOOOOOOOOSAAAAAAA?????????" ripeterono tutti.
"sì, la strega non ha fatto attenzione e non ha visto che c'era una pagina strappata" incalzò Gennarino.
...e in quel momento la nube di fumo sparì: il Tab aveva spento tutte le sigarette e le aveva messe in tasca!!
"Ahòòòòòòòòòòò, mò basta, basta, BASTA!!!!! Mi avete stufato! - esplose Amelia. Ma come? Io vi do l'immortalità e continuate a lamentarvi e protestare? Se non era per me a quest'ora eravate belli e putrefatti! Ingrati!!!!! Anche se ho sbagliato qualcosina vi ho pur sempre tenuto in vita per tanti anni e, una volta usciti di qui, continuerete a scocciare la gente per l'eternità! Che volete di più? " "Già, perché siete solo dei noiosi seccatori, che vi piaccia o no!. Una che sfreccia in continuazione col destriero, uno che si fuma pure le penne del mio Gennarino. Un'altra che imbratta qualunque superficie coi colori! Poi c'è il matto che recita poesie, i due che ti assordano con la musica a palla, il mezzo squinternato che balla da solo come i matti, quello che appare e scompare a suo piacimento. Vogliamo parlare dello pseudo dio? O della fanciulla maniaca della pallavolo? O di quello che guarda da 90 anni solo Sarabanda?"

"Basta!, per favore Penny, buttali fuori, falli uscire dalla mia vita e ti ricompenserò adeguatamente".
"Già - pensò all'improvviso Penny - è vero!!!!!! Il giapponese mi disse che questa scoperta sarebbe stata la mia fortuna......"
Penny iniziò ad acciuffare tutti quanti, uno ad uno, come stregato da Amelia, ma in realtà nei suoi occhi si vedeva uno strano brillio...già.
Penny pensava solo ai soldi che avrebbe potuto guadagnare vendendo in uno degli zoo tutti quegli umani di altri tempi.
Li mise tutti nel suo sacco...tutti meno un paio.
Amelia che gli aveva chiesto di portare "gli ingrati" via dalla sua vita, e Gennarino e l'attricetta fallita che s'erano nascosti appena sentita la reazione di Amelia.
Così, mentre quel farabutto di Penny portava via gli amici, Magik e Luccio andarono dalla streguccia e tentarono di farla ragionare.
"Amelia", dissero in coro "nn puoi"!
Per la serie "anche le streghe hanno un'anima", una lacrimuccia rigò le guance di Amelia, di fronte alle implorazioni di Magik e Luccio. "E' vero - pensò - sono degli ingrati, sono dei rompiscatole, sono una palla al piede, ma sono pur sempre i miei amici, coloro con i quali ho passato tanti bei momenti e con i quali ho convissuto sepolta qui dentro, per tanti anni".

"FERMOOOOOOOOOOOOOOOOOO Penny, fermati!!!!!!!!! Vuota quel sacco e lasciami i miei amici. Ma non ti si stringe il cuore a sentire quei lamenti? Forza, ragazzi, scalpitate e dimenatevi!!!! E poi, come ti permetti, caro il mio Penny, di arraffare anche il dio Apollerio? Non sai che è sacrilegio? Cmq stai tranquillo: se lasci i miei amici saprò ricompensarti degnamente".
"Ricompensa? Ma che accidenti dici? Io devo arricchirmi, l'ha detto il giapponese! Non credo tu sia così ricca da potermi ripagare di quel che guadagnerei se vendessi questi pezzi ad uno zoo".
"Fidati, Penny, fidati......................." disse Amelia, accarezzando teneramente le penne di Gennarino e il capino dell'artistucola.
Allora, quando il Dio apollerio disse "ma io voglio andare allo zoo, voglio essere famoso!", nel sacco ion cui erano tutti -ma proprio tutti, anche il cavallo della Capa- gli diedero una carocchia in testa e stette zitto.
Penny, intanto, tutto titubante, tirò fuori una pistola che s'era portato.
Amelia, accortasene, prese la bacchettuccia che teneva solo per le occasioni speciali e dalla canna dell'arma...uscì solo..un fiore!
"peace and love", urlarono alcuni mentr si ribellavano! "Evviva i frikkettoni" urlavano i più giovani ed alternativi!
E intnto Penny...
intanto Penny pensava e ripensava sul da farsi. I quattrini lo attiravano, eccome se lo attiravano!!!
Tutto preso da questi pensieri non si accorse che una lacrima scorreva nel viso di Amelia. Fu un calcio nelle olive datogli dal Luccio a farlo ritonare alla dolorosa realtà.
"Basta, ora mi avete stufato!!!" tuonò e si avviò all'uscita. Ma una voce dal sacco lo fece fermare:
"Fermati, oh Penny,
coi soldi t'inganni
tu vuoi barattare noi
stoltissimo avaro
con una cosa volgare
come il denaro?
come osi turbare
la nostra amicizia
come osi intrometterti
nella nostra allegrizia (licenaza poetica)?
Peggio per te
subirai il tiro del rombo:
deh, stordiscilo come tu sai fare
oh Pibe de Piombo".
Da dentro il sacco si sentì una forte corsa che fece perdere l'equilibrio all'archeologo e partì una pallonata diretta alle anche, alla testa e alle olive del giovane Penny.
Che rimase stordito, aspettando forse un fischio per fuorigioco...
Approffittando di questa sua distrazione, Amelia acciuffò al volo la sua super bacchetta magica delle grandi occasioni e fece ricomparire tutti i suoi amici.
La capa partì al galoppo sul suo cavallo diretta verso Penny, con uno scudo sul braccio sinistro e una spada tenuta con la mano destra.
"Ahi- disse il mitico fumatore- me sa che mò se divertemo! Stavorta ne vedremo delle belle!" e dicendo ciò si rimise in bocca le ultime quattro sigarette rimastegli e le accese.
Ma la risata, questa era la parte peggiore, era data da un affare rinchiuso dentro la millesima bambolina.
Un qualcosa di informe, grosso ma esile, alto ma basso, giovane ma vecchio, dalla stazza di un armadio a sette ante otto stagioni uscito appena da Auswhitz-Birkenau: una bestia!!!
Nessuno aveva mai visto qualcosa di simile, tante bambolette con un cappello da Pippo che contenevano quest'essere.
Doveva essere un sibmolo.
Il Pibe incalzò."certo che sono un sibmolo: sono la causa di tutti i mali!!!".
un coro unanime si sollevò "ma come ce ne liberiamo?"
Apellefigliodiapollo...mmhhhmm...no, nn lui, ma il cugino, Apollerio e Gennarino si fecero avanti: "potremmo preparare una pozione appo..." ma nemmeno finirono che vennero fulminati con gli occhi.
“ A me non interessa affatto chi siete e cosa fate – esplose Penny, fortemente disturbato da quell’alternarsi di colpi di scena – a me interessa solo che io vi ho liberato, io vi ho riportato alla luce e io, soltanto io devo essere ricompensato per questo. Adesso fatemi il favore di uscire tutti, e pure in fretta, altrimenti vi prendo a calcioni. Ma prima di uscire dovete mantenere la parola della ricompensa. Del resto anche il giapponese mi disse che questa scoperta avrebbe fatto la mia fortuna. Forza! Cosa mi offrite?”
(Ohhhh cavolo – pensò Amelia – e mò a questo che gli do? Non abbiamo niente qui dentro e se glielo dico questo ci riseppellisce tutti quanti!!!!!!!! Mumble, mumble………..con cosa posso pagarlo? Sììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì, esultò Amelia! Ho trovato!!!!!!!)
"Ma io veramente...beh, non mi farebbe tanto schifo rimanere qui...!!!" gemette l'artistella, prima di ricevere tante calate quanti erano quelli nel "rifugio"...
“stai calmo, Penny, stai calmo: avrai la tua ricompensa. E che ricompensa!!!!!!!!!!”. Aspetta solo un attimo che vado a prendere il “conquibus”. E detto questo Amelia sparì nei meandri di quei cunicoli, inciampando pure nel suo abituccio ormai vecchio e liso.
Penny fremeva immaginando chissà quali tesori avrebbe avuto da lì a poco.
Intanto tutti gli amici del gruppo si guardavano l’un l’altro cercando ognuno di studiare le facce degli altri. Non volevano far vedere a Penny che lì dentro per ben 90 anni c’era stata solo polvere e davvero non riuscivano a capire quale diavoleria si sarebbe inventata Amelia.
Anche Asfaloth non ne voleva più sapere di andare su è giù per i corridoi, tanta era l’agitazione e la curiosità. Temeva infatti che se quello di Amelia fosse stato un bluff, Penny sarebbe andato su tutte le furie e li avrebbe puniti tutti: compreso lui, che avrebbe avuto come prossima dimora una macelleria!
Quanto tempo era passato da quando Amelia era sparita? Mah! A tutti sembrò un’eternità……..nessuno aveva il coraggio di parlare, pensando al peggio nel caso Amelia non avesse mantenuto la parola data. E se invece se n’era andata uscendo chissà da quale passaggio segreto? Naaaaaaaaaaaaaa, tutto sommato non era così infame da lasciarli soli in balìa di un Penny arrabbiatissimo. Sì, era mezza matta, ma ai suoi amici ci teneva.
Regnava un silenzio di tomba (pardon! di catacomba). Non si giocava più a palla, non si cantava, non si disegnava, non si galoppava, non si ascoltava musica, insomma: niente di niente. Erano tutti in trepida attesa, immaginando chissà quali sventure.
Ad un tratto quel silenzio agghiacciante fu rotto da uno sbattito d’ali: volsero tutti gli occhi a sinistra e in lontananza videro Gennarino che svoltava l’angolo: questo significava che anche Amelia stava tornando! Un unico pensiero attraversava la mente del gruppo: “porterà con sé forzieri d’oro, la cui vista a noi è stata celata per 90 anni?”.
Ed ecco che infatti cominciarono a distinguere da lontano la sua figura ciondolante. Mano mano che si avvicinava scorgevano il suo volto raggiante e sorridente. Ma scorgevano pure che le sue mani erano…………………………vuote!
“Eccomi qua!” – disse Amelia, con l’aria di quella che ha appena vinto alla lotteria. Eccomi qua? ripeterono tutti in coro inorriditi. Come sarebbe a dire “eccomi qua”, senza niente da dare a quest’uomo?
“Chi l’ha detto che non ho niente da dare? Ho proprio ciò che farà di lui un uomo ricchissimo” . E così dicendo infilò la mano nella tasca del suo abituccio consunto e la ritirò immediatamente fuori, stringendo qualcosa.
Che cosa è quella roba lì? - urlarono tutti incurisositi.
Amelia prese l’oggetto tra due dita e lo mostrò tutta tronfia e orgogliosa agli increduli. Era un vasetto di vetro: dentro ondeggiava un liquido trasparente e, ad una più attenta osservazione (magari muniti di lente d’ingrandimento) , si potevano notare due piccolissimi corpi estranei che vi navigavano.
“Ma che accidenti è quella schifezza?” gridò alterato Penny.
“Schifezza? Hai detto schifezza? - tuonò Amelia – bada a come parli eretico! Queste sono preziosissime reliquie……………………..”
tutti annuirono, vedendo la preziosa idea di Amelia nelle sue mani ed acconsentirono a sacrificare la loro "reliquia" per la loro unità.
Infondo non erano che due cosetti piccoli, cosa mai avrebbe potuto costar loro lasciarli a Penny? La loro amicizia, la loro unità, costava davvero così poco??
Ma a Penny questo non bastava.
"Non mi basta! Voglio essere ricco, ricco sfondato!" tuonava "che ognuno di voi mi dia un oggetto, quello a cui è più legato", sbraitava facendo scintillare sotto i capelli una strana lente "E badate che se non lo fate, me ne accorgerò".
Allora tutti si guardarono stupiti con un misto di sorriso amaro e incredulità...
“Nun t’allargà, caro Penny – disse Amelia leggermente alterata (eufemismo!) – oltre a farti diventare enormemente ricco, fai il pezzente nel chiedere anche qualcosa di nostro? E cosa potremmo darti, se sono quasi 100 anni che siamo rinchiusi qui dentro? Le nostre povere cose per te non significano nulla, ma per noi rappresentano molto: avresti cuore nel togliere un pigiamino logoro all’etereo giovincello? Avresti cuore nel togliere un equino, ormai ridotto ad un brocco, ad una fanciulla che l’ha cresciuto con tanto amore? Avresti cuore nel togliere alla creaturina i suoi pennelli e colori? Oppure quei quattro mozziconi di sigaretta ad un pover’uomo che se li è centellinati per così lungo tempo? O strappare due penne spelacchiate al mio assistente lasciandolo morire di freddo? O togliere l’unico giocattolino al rotolo di coppa che vedi giocare a pallone laggiù?
Dai retta a me Penny, accontentati di queste preziosissime olive e lasciaci finalmente uscire”.
Penny alzò uno sguardo interrogativo sul dio Apollerio. Questi, accerchiato dalle facce imploranti dei suoi amici, dette la sua approvazione, conscio del fatto che ormai a lui le olive non sarebbero servite più…………………………
Mentre tutti saltavano di gioia perché finalmente era finito il loro triste incantesimo, Amelia prese il vasetto di vetro contenente le sacre olive e lo consegnò orgogliosa a Penny. Questi la guardò e le chiese: “come farà questa miseria a farmi diventare ricco?”. Alla parola “miseria” Apollerio diventò furibondo e stava già per scagliarsi contro Penny, quando Gennarino gli dette una zampata in faccia e con il becco gli strappò una ciocca di capelli. La paura di perdere le sue mirabili fattezze lo fece desistere.
Amelia rispose: “ma possibile che non capisci Penny? Ma ti rendi conto della sensazionale scoperta che hai fatto? Tutto il mondo ti tributerà onori e ricompense. I musei faranno a gara per accaparrarsi un siffatto reperto e ti offriranno sempre di più”.
Penny restò abbagliato da tali parole che profumavano solo di soldi e già con la mente navigava nel vedersi finalmente uno dei nababbi del pianeta.
A quel punto si scostò dal gruppo, fece rotolare via la pietra che chiudeva l’uscita e una ventata d’aria fresca accarezzò i presenti. Tutto il gruppetto di amici annusò estasiato quell’aria di cui non ricordava più l’ebbrezza. Erano finalmente…………….liberi!
Ma la libertà che avevano trovato non era la stessa che immaginavano, che avevano sognato.
Erano...immortali, belli, conoscevano il passato come nessun'altro al mondo...ma...mancava loro tutto:
amici, famiglia, amore...ed ora?
Appena fuori, alla luce di quel sole che tanto avevano desiderato, il gruppetto cominciò ad esternare manifestazioni tra l’entusiasmo e la follia!
Allora Penny, sorridente, disse: “bene, ragazzi, grazie per aver fatto la mia fortuna, le nostre strade si dividono qui. Ma prima di lasciarci vorrei scattare una foto ricordo a tutti voi.” I nostri, che eccentrici lo erano sempre stati, si radunarono e si misero in posa mentre Penny li immortalava.
Subito dopo ci fu il triste momento degli addii. Tutto sommato erano stato insieme a Penny qualche tempo ed ora erano dispiaciuti di doversi staccare da lui e pensavano che, diventato ricco, di loro non si sarebbe più ricordato. Una lacrimuccia scese sul faccino di ognuno. Strinsero tutti la mano al loro salvatore e si allontanarono mogi mogi.
“Un momento! – urlò Penny – fatemi scattare una foto ad Apollerio, perché quando le sacre olive saranno esposte tutti vedano a chi appartennero”.
Apollerio non se lo fece dire due volte. Vanitoso com’era assunse una posa plastica sfoderando un mega sorriso, mentre Penny faceva “CLIC”……….
Ma mentre Penny stava per scattare, Amelia urlò:" Aspetta, mettetevi in posa entrambi, sarà una foto migliore! Così potrai dire di essere stao fotografato accanto al Dio Apollerio!".
Questa idea fulminò il nostro archeologo, che diede la macchina fotografica ad Amelia ed andò a mettersi in posa.
"Aehm, Amelia- disse la ragazza sul destriero- aspetta, forse sarebbe meglio che tu lasciassi fare a uno di noi...".
"E perchè mai?- rispose l'altra- Sono capacissima, io!".
"sì, ma...- disse la giovine pittrice- è che...ehm... non voglio dire che tu non sia capace, eh.. nooooooooooooooooooooo, assolutamente, lungi da me questa assurda idea, è che..ehm..."...
Amelia intuì che non volevano che lei scattasse la foto e si mise a piangere a dirotto:"UUUAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!".
"Suvvia, non fare così" disse il poeta, ma subito la ragazza sul destriero, cogliendo al volo l'occasione, disse:"No, lasciala piangere, le farà bene" e con un gesto quasi opportunistico tirò fuori una pianta di geranei e la mise in prossimita delle copiose lacrime. Poi, voltandosi verso gli altri:"Che volete? Sono un centinaio d'anni che non prendono più acqua, sti poveri fiori..."

UN MESE DOPO.

Pennsylvania, U.S.A. Il nostro Indiana Jones dopo aver scritto………

“No, no, no, caro narratore, così non va! Ti piacerebbe che il tuo eroe si chiamasse Indiana Jones, vero?”

REWIND – REWIND – REWIND

Indiana, U.S.A. Il nostro Pennsylvania Jones dopo aver scritto a tutti i più importanti musei del mondo per offrire il reperto da esporre, trattando anche il compenso più alto, comincia a ricevere le varie risposte. Più o meno dicono tutte così:
“Egregio Professor Jones, il nostro Museo sarebbe onoratissimo di poter esporre alla vista degli amanti dell’arte il reperto da lei trovato, preziosa rarità, ma l’amore per l’arte non si mercifica. Ogni essere umano deve poter apprezzare le bellezze esposte per il solo piacere artistico. Per questi motivi, qualunque Museo dovesse avere il privilegio di esporre tale scoperta, sarà un onore per tutta l’umanità e nessun altra sede museale ne sarebbe invidiosa. Siamo certi che per lei sarà più che gratificante l’onore e la gloria di siffatta scoperta”.


Onore? Gloria? E che se ne faceva Penny di onore e gloria? Quell’arpia gli aveva promesso e assicurato che sarebbe diventato miliardario! Lo sconforto e la depressione presero il sopravvento…………………e quando lo sgomento fu totale padrone della sua mente…………………………….all’improvviso, come una lampadina nel buio più fitto e sconsolante, un’idea si fece largo nella sua testolina!!!!
“Che genio sono! - si ripeteva Penny – ma come ho fatto a non pensarci prima? Yuuuuuuuuuuuuuuhhhhhhhhhhh, non solo avrò onore, gloria e fama, ma diventerò arciricco! Mi metto subito all’opera”.

Detto fatto portò le sacre olive nello studio del più famoso scultore esistente e ne fece fare un calco perfetto! Poi prese carta e penna ed offrì alla più grande gipsoteca del mondo quella che sarebbe passata alla storia come la scoperta del secolo.
Nel giro di una settimana Penny si trovò coinvolto nel gorgo della fama, del plauso e degli onori tributatigli da tutto il mondo. La notizia di quella sensazionale donazione volava di bocca in bocca e il povero Penny finì frastornato e stremato nel mezzo di decine e decine di riconoscimenti, manifestazioni in suo onore e scoop giornalistici e fotografici.
“Finirà – pensava Penny – tutta questa seccatura finirà e finalmente potrò cominciare a mettere in atto il mio piano…………”

Intanto, in quel d’Italia, il nostro gruppetto…………………………
In quel d’Italia, intanto, il nostro gruppetto cominciava a reinserirsi piano piano nella vita di tutti i giorni. E poco bastò perché si rendessero conto di quanti fossero i vantaggi derivanti dalla forzata segregazione di quegli anni.
Il giovin poeta realizzò subito che dopo circa 100 anni la sua amata PUNTO non risultava più nemmeno registrata al P.R.A., onde per cui parcheggiava impunemente in divieto di sosta, sapendo che mai e poi mai gli sarebbe arrivata una multa!
Il giovane Puccio, ragazzo dai capelli trasparenti, fece salti di gioia non appena tornò il primo giorno al lavoro. Scoprì infatti che era già da un pezzo andato in pensione e che quindi d’ora in poi avrebbe avuto tutto il tempo a disposizione per fare ciò che più gli piaceva. Decise allora, senza ombra di dubbio, che tutto il suo tempo libero lo avrebbe impegnato nel sonno ristoratore………
L’artistucola imbrattatele cominciò a frignare non appena le dissero che sarebbe dovuta tornare a scuola e con il muso lungo affrontò il triste momento. Ma appena entrata nell’edificio seppe che gli era stato conferito il diploma ad honorem già da diversi decenni. Per l’euforia entrò in una pasticceria e si tuffò in un mare di crema e cioccolato.
La capa, invece, si rese subito conto che in tutti quegli anni l’informatica aveva fatto progressi enormi e che per colpa di quella pseudo stregaccia adesso si sarebbe dovuta mettere d’impegno e recuperare il passo.
E lui, sì lui! Il mitico dio Apollerio, apprese con sgomento che la sua Monica era defunta da un pezzo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Si mise freneticamente a cercare una qualche discendente che ne avesse conservato le stesse fattezze.
E Amelia?

Amelia aveva un solo pensiero: “come mai Penny non ci ha fatto più sapere se è diventato miliardario?”
CINQUE MESI DOPO.

Ormai la fama della ricchezza di Penny si era sparsa in tutto il mondo. Contestualmente milioni e milioni di visitatori facevano file chilometriche per ammirare nel museo le sacre reliquie, a fianco delle quali era stata affissa la fotografia del dio Apollerio (quella strappata da Penny appena usciti dal catacomberio). In virtù di ciò ognuno riconosceva il dio in ogni strada e ovunque andasse. Apollerio era infastidito dal fatto di non avere più una sua privacy e così decise di lasciare il suo gruppo di amici e scappò in Cina per riacquistare la propria serenità ed identità. Ma un giorno, quando finalmente sentiva di aver riacquistato il suo anonimato, mentre passeggiava per le strade di Shangai un bimbetto dagli occhi a mandorla tirò la mano del padre e additando Apollerio gridò: “ Ciociansun uaciù ayonai oooocio cualin pu gyong cho sai aperiosan ua xu lin chau mi lai yu” che tradotto in italiano significa: “Hey papà, guarda, un pollo!”.
Il dio gettò un urlo di disperazione e si imbarcò sul primo aereo diretto in Italia, convinto ormai che ovunque andasse non avrebbe avuto più pace. A quel punto tanto valeva tornare insieme ai suoi amici che gli fecero una grande festa. Il giovane Perluccio per la gioia di rivederlo fece l’atto di darci un calcione sulle olive, ma subito si ricordò che già aveva effettuato tale operazione e che grazie al suo alter ego Gennarino (geloso di Pollon) il dio ne era già privo!
Ritrovata l’armonia di gruppo, i nostri amici trascorrevano le giornate in maniera splendida. Il dio Apollerio, dal fastidio iniziale di essere riconosciuto ovunque, pian piano cominciava a provare piacere per quella fama inaspettatamente arrivata dopo quasi 100 anni. La gente lo fermava per strada, chiedendo autografi e lui, pavoneggiandosi a destra e a manca, gongolava enormemente per tutto quel successo. Nella sua mente immaginava quanti e quanti miliardi di euri (ah, no, dopo circa 100 anni l’Europa si era accorta del fallimento dell’euro!!!! ed aveva istituito un’altra moneta) quel Museo avesse pagato per accaparrarsi le sacre reliquie, ormai contemplate da masse di turisti. E pure il resto della compagnia si domandava in che misura Penny fosse diventato ricco e come mai non avesse mai dato un cenno di riconoscenza per così tanta ed inaspettata fortuna.
E fu così che la loro curiosità ebbe fine in una giornata tiepida di aprile. Amelia andò ad aprire la cassetta della posta e trovò una lettera di Penny. Lacerò freneticamente la busta e ciò che lesse la lasciò di stucco:

“Carissimi amici, mi scuso per il lungo silenzio, ma ho avuto pressanti impegni organizzativi. Voglio ringraziarvi per avermi permesso di arricchirmi, forse anche più di quel che immaginassi.
Il Museo non ha sborsato un cent per le reliquie offerte. L’amore per l’arte e per i reperti archeologici mi han detto che non aveva prezzo. Ormai mi ero scoperto e non potevo passare come un malfattore, tenendo il tesoro per me. E così ho avuto un lampo di genio: prima di consegnare il reperto al Museo ho fatto fare una riproduzione in bronzo che ho tenuto per me. Superati i momenti di gloria, di fama e di grandi ringraziamenti per l’eccezionale donazione, ho aperto una fabbrichetta che nel giro di pochi mesi ha riprodotto esemplari della reliquia a produzione industriale.
Ho acquistato una spazio tutto mio in quel di Porta Portese e, con un piccolo banchetto di legno, ho cominciato a vendere olive taroccate ai turisti. Nel giro di pochissimo tempo è stato un successone e miliardi a palate. Ho già aperto una catena di negozi in tutto il mondo!!!! Vi ringrazio sentitamente, ma vi prego di non dire mai la verità al dio Apollerio. Lasciategli credere che quel giorno in quel di Caserta iniziò per l’umanità la vicenda di un ritrovamento unico, su cui mai nessuno speculerà!!!!
Sempre vostro……….PENNY”



FINE









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